Gli allegati I e II del D.M. 59 del 4 aprile 2023 contengono, rispettivamente, i…
La classificazione dei rifiuti e i codici C.E.R.
Il D.Lgs. 152/06 all’art. 183 comma 1 lettera a) definisce “rifiuto” qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi.
Per effettuare una corretta gestione dei rifiuti prodotti è onere del produttore classificare i rifiuti secondo quanto indicato nel testo unico in materia ambientale ed attribuire allo stesso un proprio codice identificativo.
CLASSIFICAZIONE DEI RIFIUTI
L’articolo n.184 del D.Lgs. 152 definisce che i rifiuti sono classificati, secondo l’origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi.
Sono rifiuti urbani le seguenti tipologie di rifiuto:
- i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti a civile abitazione;
- i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi non abitativi, i cosiddetti rifiuti urbani per assimilazione, quindi trattati come tali, da non confondere, però, con i rifiuti speciali non pericolosi;
- i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;
- i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche, sulle strade ed aree private soggette ad uso pubblico, sulle spiagge e sulle rive dei corsi d’acqua;
- i rifiuti vegetali provenienti da giardini, parchi e cimiteri;
- i rifiuti da esumazioni ed estumulazioni.
Ricadono invece nella categoria dei rifiuti speciali le seguenti tipologie di rifiuto:
- i rifiuti derivanti da attività agricole e agro-industriali;
- i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall’articolo 184-bis;
- i rifiuti da lavorazioni industriali
- i rifiuti da lavorazioni artigianali;
- i rifiuti da attività commerciali,
- i rifiuti da attività di servizio,
- i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
- i rifiuti derivanti da attività sanitarie;
Sono rifiuti pericolosi quelli che recano le caratteristiche di cui all’allegato I della parte quarta del TU ambientale tenendo in considerazione l’origine, la composizione e, ove necessario, i valori limite di concentrazione delle sostanze pericolose contenute nei rifiuti
La pericolosità di un rifiuto, quando non è determinabile dalle schede di sicurezza dei prodotti lo costituiscono, viene determinata tramite analisi di laboratorio volte a verificare l’eventuale superamento di valori di soglia individuati dalle Direttive sulla classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze pericolose.
ATTRIBUZIONE DEL CODICE IDENTIFICATIVO
Classificato il rifiuto è necessario identificarlo attraverso l’attribuzione di un codice univoco.
Tutti i rifiuti devono essere codificati in base al vigente Elenco Europeo dei Rifiuti (CER), riportato all’interno dell’Allegato D del D.Lgs. 152/2016 nonché all’interno dell’Elenco dei rifiuti istituito dall’Unione Europea con la decisione 2000/532/CE ed aggiornato dalla decisione 2014/955/CE.
I codici CER sono delle sequenze numeriche, composte da 6 cifre riunite in coppie, ciascuna coppia di numeri identifica:
- Classe: settore di attività da cui deriva il rifiuto
- Sottoclasse: processo produttivo di provenienza
- Categoria: nome del rifiuto
Esempio di codice CER:
Classe 07: rifiuti dei processi chimici organici;
Sottoclasse 07.02: rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di plastiche, gomme sintetiche e fibre artificiali
Categoria 07.02.13: rifiuti plastici
I codici CER si dividono in non pericolosi e pericolosi; i secondi vengono identificati graficamente con un asterisco “*” dopo le cifre (es.07.02.01* soluzioni acquose di lavaggio e acque madri).
Per codificare un rifiuto è quindi necessario:
- individuare il processo produttivo da cui si origina il rifiuto: in questo modo si identifica la prima coppia di cifre (classe);
- individuare la specifica fase della attività produttiva da cui si origina il rifiuto: da qui si identifica la seconda coppia di numeri (sottoclasse);
- caratterizzare il rifiuto individuando la sua descrizione specifica ed identificando così le ultime due cifre (categoria).
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