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Discarica controllata: di cosa si tratta e come funziona

Discarica controllata: di cosa si tratta e come funziona 1

La direttiva 99/31/CE definisce la discarica come “un’area di smaltimento dei rifiuti adibita al deposito degli stessi sulla o nella terra (nel sottosuolo), compresa:

  • la zona interna adibita allo smaltimento dei rifiuti (cioè la discarica in cui lo smaltimento dei rifiuti avviene nel luogo medesimo in cui essi sono stati prodotti e ad opera di chi li ha prodotti);
  • un’area adibita in modo permanente (cioè per più di un anno) al deposito temporaneo di rifiuti, ma esclusi:
    • gli impianti in cui i rifiuti sono scaricati al fine di essere preparati per il successivo trasporto in un impianto di recupero, trattamento o smaltimento, e
    • i depositi di rifiuti in attesa di recupero o trattamento per un periodo inferiore a tre anni come norma generale, o
    • i depositi di rifiuti in attesa di smaltimento per un periodo inferiore a un anno”.

All’articolo 4 la direttiva 99/31/CE distingue tre tipologie di discariche in relazione alla tipologia di rifiuti depositati:

  • discarica per rifiuti inerti;
  • discarica per rifiuti non pericolosi (compresi anche i rifiuti solidi urbani – RSU);
  • discarica per rifiuti pericolosi.

Con la direttiva 99/31/CE l’UE ha stabilito che in discarica possono essere depositati solo materiali a basso contenuto di carbonio organico e materiali non riciclabili.

La direttiva sottolinea, inoltre, la priorità del recupero attraverso due strategie primarie: il compostaggio e il riciclo.

La direttiva sopra citata è stata recepita in Italia dal D.Lgs. 36/03.

Per quanto tempo permangono i residui dei rifiuti?

I tempi di decomposizione anaerobica sono lunghissimi e producono numerosi liquami (percolato) altamente contaminanti per le falde acquifere e il terreno.

I residui di molti rifiuti, in particolare plastica e rifiuti pericolosi, possono essere presenti anche mille anni dopo la chiusura della discarica.

Come è strutturata una discarica controllata?

L’allegato I del D.lgs. 121/2020 definisce i criteri costruttivi e gestionali degli impianti di discarica.

Una discarica controllata deve essere realizzata in modo da:

  • impedire l’inquinamento del terreno, delle acque freatiche e di quelle superficiali (attraverso la realizzazione di barriere geologiche, coperture superficiali finali);
  • essere in grado di riutilizzare i biogas prodotti dai processi di decomposizione anaerobica, in particolare metano e anidride carbonica.

Ogni discarica è progettata per ricevere un solo tipo di rifiuto ed un determinato volume dello stesso per tutto il periodo di attività.

I rifiuti saranno tenuti sotto osservazione sia durante il periodo di attività che al seguito della chiusura della discarica, per almeno 30 anni. Un esempio di controllo che viene periodicamente effettuato è quello a protezione delle falde acquifere attraverso l’utilizzo di pozzi piezometrici posti lungo il perimetro della discarica.

Come vengono gestiti i prodotti della degradazione microbica?

I biogas prodotti dal processo di decomposizione anaerobica sono prevalentemente metano e anidride carbonica, due gas serra attivi che possono essere utilizzati come fonte di energia rinnovabile.

La captazione del biogas, nelle discariche che accettano rifiuti biodegradabili, avviene mediante pozzi verticali, situati nel corpo della discarica e collegati, attraverso una rete di tubazioni, a un sistema di aspirazione; da qui il gas prima viene inviato a una centrale di cogenerazione e successivamente a dei motori che azionano gruppi elettrogeni.

Il percolato, al contrario, viene estratto attraverso delle pompe ad immersione poste all’interno dei pozzi di captazione e raccolto all’interno di cisterne per essere successivamente inviato ad impianti autorizzati al suo smaltimento.

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