È stata pubblicata la quarta versione della “Linea guida sul regolamento europeo DPI - PPE…
Ambienti Confinati e Spazi Confinati: cosa sono e chi può lavorarci?
Quante volte, all’interno dei corsi di formazione di Studio Zaneboni, abbiamo sentito parlare del termine “spazi confinati”? Questo nome trova il suo fondamento all’interno di un ambiente lavorativo, e definisce quell’insieme di luoghi che, per la loro conformazione e le loro caratteristiche particolari, possono risultare con un certo indice di pericolosità per chi si ritrova a lavorare all’interno di esso (scopri il nostro servizio di consulenza sulla sicurezza nei luoghi di lavoro).
Di seguito 5 esempi di luoghi che potrebbero essere identificati come spazi confinati;
- Silos e recipienti con accesso dall’alto o dal basso, molto utilizzati in vari comparti industriali e che necessitano di interventi di manutenzione periodica
- Vasche di depurazione, per il trattamento delle acque, ma anche solo vasche per l’accumulo di materiali
- Botole per l’accesso a tombini stradali
- Serbatoi all’interno di cantieri navali, la cui operazione di pulizia spesso necessita dell’utilizzo di prodotti chimici
- Ambienti sospetti di inquinamento che si trasformano in ambienti confinati nel momento in cui si svolgono all’interno di essi delle attività lavorative, oppure durante le operazioni di costruzione.
La problematica relativa agli ambienti confinati è venuta fuori soprattutto in questi anni, in quanto non sono pochi i casi di incidenti lavorativi avvenuti, e che hanno portato alla ribalta la questione su cosa fosse effettivamente uno spazio confinato e su come potesse essere regolato un ambiente di questo tipo in condizioni di sicurezza.
Come si definisce, dunque, uno spazio confinato?
Si tratta di un ambiente o un luogo chiuso (non è necessario che lo sia completamente, può anche esserlo solo parzialmente), il cui scopo in fase di progettazione non era quello di ospitare persone in qualunque modalità, ma che a causa di interventi che possono essere di ristrutturazione, pulizia o sanificazione, o anche riparazione ed ispezione programmata, necessitano della presenza periodica di addetti ai lavori.
In particolare nel definire le misure di sicurezza OSHA sul rischio spazi confinati, si parla di ambienti all’interno dei quali un lavoratore può accedervi interamente per poter eseguire un determinato compito assegnato, con accessi limitati per entrarvi ed uscirvi, ma che non è progettato per essere occupato in misura continuativa.
Principali rischi che si possono incontrare all’interno di un ambiente confinato
- Rischio di ritrovarsi a dover operare in un ambiente con atmosfere pericolose (ambienti caratterizzati da carenza di ossigeno, rischi connessi all’utilizzo di azoto in ambiente industriale, ambienti ricchi di anidride carbonica, monossido di carbonio, rischio per formazione atmosfera esplosiva ecc..)
- Rischio di seppellimento dovuto a crolli improvvisi
- Rischio di intrappolamento
- Altri rischi
Considerati questi rischi, si possono andare a definire ben 3 categorie di spazi confinati.
- La cosiddetta classe A, ossia un ambiente/spazio confinato che presenta rischi molto elevati non solo per la salute, ma anche per la vista stessa del lavoratore. Si tratta principalmente di ambienti che presentano una scarsa presenza d’ossigeno, oppure con presenza di sostanze altamente infiammabili o con presenza di sostanze pericolose/tossiche
- La cosiddetta classe B, ossia un ambiente/spazio confinato che presenta una pericolosità media sia per la vita che per la salute del lavoratore, e che può soprattutto portare ad infortunarsi in misura più o meno grave se non vengono presi dei provvedimenti ad hoc per scongiurare il pericolo
- La cosiddetta classe C, ossia un ambiente/spazio confinato è particolarmente basso, ed è inoltre molto difficile che tale situazione possa peggiorare; di conseguenza si può dire con tranquillità che un lavoratore in questo caso può operare in condizioni di assoluta sicurezza, in quanto nessun rischio andrà ad inficiare il suo lavoro.
Misure di sicurezza prese in base alla classe di rischio considerata
Gli aspetti di cui tenere conto sono principalmente due:
- Livello di comunicazione tra i lavoratori
- Protezioni collettive (DPC) e/o individuali (DPI) che devono essere utilizzati dagli addetti ai lavori
Riprendiamo la nostra precedente suddivisione in classi e definiamo i correttivi a seconda di ognuna di esse.
- Per quanto riguarda la classe A, quella che presenta un rischio molto elevato per la salute/vita del lavoratore, si deve necessariamente avere un livello di comunicazione tra i lavoratori elevato e continuativo. In particolare si necessita di personale di sicurezza che deve stazionare all’esterno dell’ambiente confinato e rappresentare un collegamento diretto con chi lavora all’interno.
Per quanto riguarda i DPC/DPI (ecco le informazioni sul nostro corso di formazione base lavori in quota dpi III cat), si necessitano protezioni per ogni lavoratore, atte per esempio a garantire una corretta respirazione e/o protezione dal rischio di eventuali esplosioni
- Per quanto riguarda la classe B, rappresentata da un rischio intermedio, si può organizzare una comunicazione visiva o uditiva con i lavoratori presenti all’interno dell’ambiente. Comunicazione che può essere interdetta tra esterno ed interno nel caso in cui il contatto diretto tra personale interno ed esterno crei dei rischi importanti per questi ultimi.
Per i DPC/DPI, vale quanto detto nel primo punto.
- Per quanto riguarda la classe C, quella con rischio basso, la comunicazione con i lavoratori presenti all’interno è sicuramente necessaria ma non deve essere continuativa. In questo caso non si ha necessità di possedere particolari protezioni individuali/collettive.
Dopo aver visto le regole base per protezione del lavoratore, dobbiamo soprattutto capire chi sono quegli operatori realmente autorizzati ad entrare all’interno di un cosiddetto spazio confinato (in quanto è chiaro che non tutti hanno la facoltà di potervi accedere).
I requisiti vengono specificatamente previsti dal DPR 177/11 (Regolamento recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati) e si stabilisce che solo i lavoratori autonomi o imprese qualificate che si rifanno al seguente DPR e ne seguono gli obblighi previsti, possono lavorare all’interno di un ambiente confinato. Si tratta di un decreto che abbiamo avuto modo di nominare in numerose sezioni del nostro sito, in quanto regolamenta tutte le particolarità relative a formazione, addestramento ed equipaggiamento di un lavoratore, tali da poter consentire di svolgere il lavoro nelle migliori condizioni di sicurezza.
Obblighi relativi al lavoro in ambienti confinati.
In aggiunta a quanto stabilisce il D.Lgs. 81/08, vi è un obbligo di formazione ed addestramento per tutti i lavoratori, anche il datore stesso se impegnato attivamente nel suo svolgimento, con corsi appositi riguardanti ai rischi che si possono incontrare all’interno di un ambiente confinato (se sei interessato, ecco tutte le info relative al nostro corso di formazione base ed al corso di aggiornamento).
- Obbligo di dotazione di opportuni ed idonei DPI ed attrezzature di sicurezza per garantire il lavoro all’interno di uno spazio confinato nel modo più sicuro possibile
- Obbligo che almeno il 30% di lavoratori impiegati sia esperto nell’operare all’interno di spazi confinati (si possono considerare tali se hanno lavorato all’interno di essi per un periodo non inferiore a 3 anni)
- Obbligo di comunicazione ed informazione in merito ai rischi che possono essere incontrati prima dell’inizio di un lavoro in aree e spazi confinati. Tali informazioni devono essere date appositamente in incontri della durata di almeno 1 giorno
- Redazione di specifica procedura di lavoro e di gestione dell’emergenza.
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